L’infedeltà delusa

Il vecchio Filippo desidera che la figlia Sandrina sposi il ricco Nencio, benché la ragazza ami in verità Nanni; di Nencio è invece innamorata Vespina, che si apposta, per sorprenderlo, sotto la finestra di Sandrina, mentre Nencio le sta cantando una serenata. Il malcapitato spasimante si trova così coinvolto in una rissa tra tutti i personaggi.

Vespina, travestita da vecchia, informa Filippo di essere alla ricerca del marito traditore Nencio: scoprendolo dunque già sposato, il vecchio ripudia il futuro genero. Raggiunto questo primo obiettivo, Vespina si traveste prima da servitore tedesco e quindi da marchese, e convince Nencio che Sandrina sta andando in sposa a un vile sguattero. Si inscena la cerimonia, in cui Vespina è il notaio e Nanni lo sguattero: quando i due getteranno la maschera, andata ‘delusa’ (cioè smascherata e punita) l’infedeltà di Nencio, si potranno celebrare le doppie nozze tra Nanni e Sandrina, e tra Nencio e Vespina.

Gianni Schicchi

1299: Gianni Schicchi, famoso in tutta Firenze per il suo spirito acuto e perspicace, viene chiamato in gran fretta dai parenti di Buoso Donati, un ricco mercante appena spirato, perché escogiti un mezzo ingegnoso per salvarli da un’incresciosa situazione: il loro congiunto ha infatti lasciato in eredità i propri beni al vicino convento di frati, senza disporre nulla in favore dei suoi parenti.

Inizialmente Schicchi rifiuta di aiutarli a causa dell’atteggiamento sprezzante che la famiglia Donati, dell’aristocrazia fiorentina, mostra verso di lui, uomo della «gente nova». Ma le preghiere della figlia Lauretta (romanza «O mio babbino caro»), innamorata di Rinuccio, il giovane nipote di Buoso Donati, lo spingono a tornare sui suoi passi e a escogitare un piano, che si tramuterà successivamente in beffa. Dato che nessuno è ancora a conoscenza della dipartita, ordina che il cadavere di Buoso venga trasportato nella stanza attigua in modo da potersi lui stesso infilare sotto le coltri, e dal letto del defunto, contraffacendone la voce, dettare al notaio le ultime volontà.

Così infatti avviene, non senza che Schicchi abbia preventivamente assicurato i parenti circa l’intenzione di rispettare i desideri di ciascuno, tenendo comunque a ricordare il rigore della legge, che condanna all’esilio e al taglio della mano non solo chi si sostituisce ad altri in testamenti e lasciti, ma anche i suoi complici («Addio Firenze, addio cielo divino»).

Schicchi declina dinanzi al notaio le ultime volontà e quando dichiara di lasciare i beni più preziosi – la «migliore mula di Toscana», l’ambita casa di Firenze e i mulini di Signa – al suo «caro, devoto, affezionato amico Gianni Schicchi», i parenti esplodono in urla furibonde. Ma il finto Buoso li mette a tacere canterellando il motivo dell’esilio e infine li caccia dalla casa, divenuta di sua esclusiva proprietà.

Fuori, sul balcone, Lauretta e Rinuccio si abbracciano teneramente; mentre Gianni Schicchi sorridendo contempla la loro felicità, compiaciuto della propria astuzia.

Staff

Tiziano Duca 
Direttore d’orchestra

 

 

 

Robert Simma
Staging

 

 

 

Gerhard Fischer
Luci